“Occorre rivedere la politica energetica nazionale, se continuiamo ad opporci a qualsiasi proposta di produzione alternativa di energia, a partire dalle centrali nucleari di ultima generazione, alla fissione nucleare, alla filiera dell’idrogeno, alla costruzione di nuovi termovalorizzatori o all’aumento delle estrazioni nei giacimenti di gas nazionali, saremo sempre più dipendenti dagli altri Paesi per il nostro fabbisogno energetico. Lo stiamo già subendo con l’attuale rincaro delle bollette, che si ripercuote su famiglie e imprese, rischiamo di rallentare la ripartenza economica, ma anche la sopravvivenza di numerose aziende e settori strategici, relegando l’Italia ai limiti dello scacchiere geopolitico internazionale.”.
Sono questi i contenuti dell’Ordine del Giorno presentato dalla Lega Salvini Piemonte a fronte del Consiglio regionale aperto contro l'emergenza eco-climatica.
“Abbiamo ascoltato con attenzione – commenta il primo firmatario del documento, il Vicepresidente leghista della Commissione Sanità Andrea Cane – i movimenti e associazioni ambientaliste e le loro proposte. Ci chiedono concretezza per raggiungere l'obiettivo dell'Ue della riduzione del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030.
È nostro dovere agire seguendo un modello di transizione attivo, attingendo alle risorse del green deal europeo per costruire un'identità energetica che oggi non abbiamo, anche a causa di una sinistra che ci fa pagare il prezzo dei suoi no ideologici. Ci sono tanti modi per ridurre l’inquinamento, la pandemia ci ha per esempio fatto riscoprire quella vita lavorativa che può essere svolta anche lontano dalle grandi città, in montagna per esempio, grazie all’utilizzo esteso dello smart working che ha sicuramente contribuito a ridurre il traffico. Quindi ben vengano nuovi paradigmi di organizzazione della nostra società, ma non si può nemmeno gridare continuamente “al lupo al lupo” se poi ci si nasconde dietro ad ideologie di sinistra che, oltre che ad essere inconcludenti, molto spesso sfociano verso fanatismi violenti di cui il nostro Piemonte non ha certo bisogno”.
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